STEAM per tutti i bambini e le bambine

Elettronica in classe, scienza e tecnologia che appassionano maschi e femmine, alla portata di tutti gli insegnanti: l’esperienza di Anna Mancuso.
Anna Mancuso è un’insegnante che unisce la passione per la propria professione a quella per le tecnologie. “Ho sempre pensato che fosse sbagliato entrare a scuola con ‘abiti differenti’, se uso le tecnologie a casa (e lo faccio fin da bambina!) devo poterlo fare anche a scuola”. Insegna alla primaria, e adesso con il distaccamento si occupa di formazione e tutoring delle classi. Ha la fortuna, racconta, di avere avuto un dirigente ‘visionario’ che l’ha supportata quando faceva attività “che non erano sempre comprese; era importante anche farsi capire dalle famiglie: per questo abbiamo fatto formazione con i genitori e abbiamo realizzato un giornale sul web per comunicare meglio”.
Lei si occupa di STEAM nel primo ciclo: di che cosa stiamo parlando?
Un ventaglio, un acronimo che ci fa pensare che parliamo di scienza, tecnologia, ingegneria e matematica. Ma non è solo questo: significa favorire interdisciplinarietà e competenze trasversali, il pensiero critico, il rapporto con l’errore, la capacità di collaborare assieme, l’approccio Based Project Learning o Challenge Based Learning, l’apprendimento cooperativo.
Che cosa presenterà a NOW?
Vorrei portare uno strumento che amo, i littleBits, moduli per fare elettronica in classe. È uno strumento tipicamente STEAM ma con l’attenzione di metterlo in una cornice di insegnamento. Siamo in un modo che ci richiede competenze e le richiede ai cittadini del futuro: non possiamo lasciare i bambini “analfabeti” da questo punto di vista ma attraverso le STEAM si possono supportare e sviluppare competenze che vengono richieste dalle Indicazioni, nelle competenze europee. Ancora una volta si tratta di pensiero critico, confronto con i materiali, tracciare l’errore in maniera diversa. L’insegnante non interviene per dare un giudizio all’errore: sono i bambini che ti chiedono consiglio. E qui interviene la nostra umanità, a volte possiamo dire “non lo so nemmeno io!”.
Sono attività rivolte solo a insegnanti esperti di tecnologie?
No, sono alla portata di tutti; a NOW! presenterò una cornice teorica sulle metodologie per sviluppare le discipline STEAM o STEAM; io propongo una via diretta fatta di sollecitazioni mirate e anche una via indiretta che apre le porte a una visione più artistica ed espressiva. Faremo esempi concreti di laboratorio, proporrò al gruppo di lavorare come una classe, poi presenterò esperienze fatte realmente alla primaria e alla secondaria di primo grado. Ad esempio, attività centrate sullo studio del corpo umano; attraverso l’elettronica educativa possiamo modernizzare cosa abbiamo imparato: pezzetti di input output, ricettori del corpo che funzionano come sensori, dal battito del cuore all’istinto di fuga… In questo modo posso approfondire ciò che insegniamo e consentire a tanti alunni/e, quelli che non riusciamo a coinvolgere in attività tradizionali, di mettere in campo curiosità e competenze.
Che cosa farete in pratica?
Lavoreremo con questi set, moduli colorati con aggancio magnetico, che anche dal punto di vista estetico coinvolgono tutti in maniera immediata, maschi e femmine. Con questi possiamo progettare, fare creazioni artistiche, diorami, aggiungere movimento e luce…
I suoi suggerimenti ai colleghi della primaria.
Nella scuola italiana esistono già i momenti di laboratorio, la tradizione (soprattutto all’infanzia e primaria) della didattica del fare. Sto imparando tantissimo anche io, e quando faccio formazione mi allaccio sempre a quello che fanno i colleghi. È importante mettere insieme le idee (anche davanti alla macchinetta del caffè!), bastano pochi strumenti, l’importante è la voglia di mettersi in gioco. A volte serve solo lo spunto per provare.
La questione maschile/femminile: perché abbiamo ancora questa disparità tra bambini e bambine negli interessi scientifici e quanto contano i condizionamenti della scuola, della famiglia, della società?
È un problema ancora notevole. Partiamo da scuola infanzia e primaria, che sono fondamentali. Quando, ad esempio, proponiamo attività di costruzione, o robotica educativa, o meccanismi da studiare, o rapporti tra le ruote… anche con i piccolini abbiamo subito una parte maschile più “confidente” con la costruzione, con elementi da muovere, e quella femminile che “non sa”. Da subito dobbiamo mettere in grado anche le bambine di poter lavorare, quando facciamo queste attività tendiamo a pensare a gru, ruspe e altri oggetti più legati al genere maschile. Ma ci sono altre cose più fantasiose, ad esempio come posso far muovere una giostra… Insomma dobbiamo proporre diverse vie. È un problema anche di modelli, ci sono famiglie che ancora giustificano la non competenza (o supposta tale) delle figlie in alcune discipline.
Come interessare i bambini e le bambine alle STEAM?
Serve un’azione congiunta scuola famiglia. Servono approcci differenti, per valorizzare aspetti differenti che possono avere bambini e bambine di fronte alle STEM, possiamo ad esempio farli lavorare in team: abbiamo notato che le bambine che si sentono più intimidite sono però capaci di mostrare più meraviglia e curiosità e riescono a pensare al prodotto finito, spingono per tenere il gruppo fino al risultato nei tempi, non si scoraggiano. Nell’approccio che tenta di coinvolgere le bambine è importante garantire anche a loro la possibilità di esplorare senza dover mostrare il “compito”, il laboratorio deve anche essere un momento di esplorazione libera.